Il sipario si alzerà domenica 16 novembre alle ore 18:00 per “Otello”, uno spettacolo frutto della collaborazione con Atcl – Circuito multidisciplinare della Regione Lazio, inserito nella Stagione di Danza 2025/2026 del Teatro Comunale “Gabriele D’Annunzio” di Latina.
Questo evento, firmato dalla compagnia del Balletto di Roma, segna un ulteriore trionfo del coreografo e regista Fabrizio Monteverde, che segue il suo recente adattamento di “Giulietta e Romeo”. “Otello” rappresenta uno dei momenti più attesi della stagione teatrale, sotto la direzione artistica di Francesca Magnini, con musiche di Antonín Dvořák, scene curate dallo stesso Monteverde e costumi di Santi Rinciari.
Una nuova interpretazione
Nella sua nuova versione, Monteverde offre una rielaborazione del testo shakespeariano, concentrandosi sugli aspetti psicologici che influenzano il complesso intreccio tra i protagonisti: Otello, Desdemona e Cassio. In questo triangolo instabile, i ruoli si scambiano continuamente, complicati dagli intrighi di Iago e dalle maschere del “non detto”, con cui la ragione si confronta, spesso ignara, e altre volte consapevolmente ingannata dal Sentimento.
Un’ambientazione significativa
L’ambientazione moderna di un porto di mare, omaggio ai vivaci fotogrammi di “Querelle de Brest” di Fassbinder, amplia l’interpretazione di base: se Otello è, come sempre, un “diverso”, non solo per il colore della pelle ma per il suo status di estraneo a una cultura differente, la banchina di un porto diventa una “zona franca”, un limbo dove si attende di partire o si arriva, accogliendo una varietà di identità e pulsioni. Qui, il diverso smette di essere tale, in un continuo scambio umano.
La presenza del mare, lontana dall’essere un semplice sfondo esotico come in Shakespeare, rivela i segreti e le passioni inarrestabili che caratterizzano la storia, esplorando le dinamiche del piacere, della gelosia e del crimine. “Otello”, come dramma romantico precoce, si presta a una lettura provocatoria elaborata da Monteverde, dove le forzature emotive di Dvořák trovano una collocazione pertinente come sottile contrappunto ironico all’azione dei personaggi.